Dopo un meritato periodo di riposo, il nostro collaboratore Gianfranco Passera ha ricominciato ha frequentare gli impianti lombardi armato della sua fedele reflex ed in una tranquilla giornata di allenamento sul tracciato di Malpensa, ha incontrato e scambiato due chiacchiere con il padovano Claudio Bissari, fondatore della FWR Raceway Racing e ‘padre’ del progetto FWR RM 85, la moto artigianale con motore Suzuki da 85cc. e tanti particolari ‘racing’ come serbatoio e cassa filtro in carbonio, doppio radiatore, telaio in alluminio etc…
Partendo da come è nato il progetto e da quale sono gli obiettivi nell’immediato futuro per la FWR Faceaway Racing, si è poi arrivati a parlare di argomenti delicati ma importanti: del Minicross, dello stato di salute del Motocross italiano, dell’attuale mancanza di talenti in Italia, di cosa si potrebbe fare per migliorare la situazione seguendo l’esempio di altre nazioni.
Di seguito la lunga intervista… a Voi il giudizio finale sulle parole del Sign. Bissaro.
A questo Link tutte le informazioni riguardanti il progetto FWR RM 85.
Intervista
Allora, siamo qui con il Sign. Claudio Bissaro, il ‘padre’ della moto FWR. Ci vuoi raccontare la storia del progetto, com’è nato?
Da anni ero fuori dal giro del Motocross dopo esserci stato per 40 anni. Ho cominciato delle collaborazioni per la progettazione di macchinari industriali relativamente all’aspirazione fumi di saldatura insieme ad un grosso gruppo che è la CORAL di Torino. Sviluppo i prodotti nella main engineering, faccio i prototipi e poi realizzo anche la produzione per loro. Lo scorso anno, in CORAL ,mi hanno chiesto cosa facessi in passato e gli ho detto che mi sono occupato per 40 anni di Kawasaki e mi hanno proposto di aprire una direzione alternativa facendo anche moto. Così è partito il progetto, esattamente un anno e mezzo fa, in Agosto, e già quest’anno abbiamo fatto le nostre prime apparizioni nel Campionato Italiano, Belga ed Olandese. Abbiamo fatto più gare all’estero che in Italia, per poter sapere se il prodotto poteva andare bene un po’ ovunque. Quest’anno, abbiamo poi fatto la fiera di Milano dove ci siamo presentati ufficialmente ed ora ci stiamo accingendo ad affrontare la stagione agonistica 2017 che per noi sarà importante. L’obiettivo è fare il Campionato Italiano ed il Campionato Europeo.
Con che Modelli?
Sempre con l’85 cc. Al momento abbiamo solamente l’85cc. ma per il prossimo anno sarà pronto anche il 125cc. Questi sono i nostri programmi nell’immediato futuro. Affinare l’85cc. portandolo in pista quest’anno e sviluppare il 125cc.
Non pensi che sia un azzardo realizzare un prodotto del genere in un momento storico così particolare?
Io penso che non sia un azzardo: potrebbe esserlo se pensassi di fare un prodotto che non fosse il TOP, ma se hai le capacità di fare un prodotto valido non c’è nessun azzardo. Ne fai poche ma le fai fatte bene ed i clienti ci sono sicuramente. O chi ha soldi e vuole una moto speciale o i ragazzi che vogliono fare bene ed hanno bisogno di una moto prestante e di qualità. Sarebbe stupido fare il contrario ed andare a fare la concorrenza a gruppi come KTM. Ciò non avrebbe senso. Voglio fare moto ‘sartoriali’, cucite addosso ai ragazzini dove non è più un problema se uno è più alto o più basso. Questo è il servizio che possiamo dare. Questo, accoppiato ad un bel motore ed una bella ciclistica. Tutto ciò non credo sia un azzardo.
Come vedi il Minicross attualmente in Italia?
Io sono tornato dopo tanti anni e ho trovato molti più talenti ora rispetto al passato.
E perché secondo te i talenti arrivano poi ad un certo punto e non riescono ad andare oltre?
La risposta è una sola; bisogna andare a correre fuori, all’estero. Finché resti in Italia non potrai mai avere la visione della velocità che serve per primeggiare, dell’organizzazione che serve per arrivare in ‘alto’, di quante piste diverse ci possano essere.
Eppure in Italia abbiamo i migliori team, le migliori moto, le migliori strutture, le più belle piste.. fammi capire, perché un ragazzo dovrebbe comunque andare all’estero?
Perché quando tu fai un Campionato in Europa ti trovi a correre almeno sui quei tre o quattro impianti che sono anche più impegnativi di Lommel, quelli che ho visto io. Se vai a Berghem, se vai ad Axel o altre piste simili, sono piste infernali tanto da far sembrare Lommel una pista dura a confronto e quindi, se vuoi essere presente ed in grado di fare tutto il campionato, devi avere l’esperienza e la tecnica per gareggiare in quelle condizioni, su una sabbia che non è la ‘nostra’ sabbia. La sabbia italiana per uno straniero è dura. Io lo scorso anno ero in Olanda e Barcella è stato li due mesi per preparare l’Europeo ed ha fatto bene. Si è allenato su quelle piste per due mesi e i risultati si sono visti.
Ok, vanno bene nel minicross, poi in 125 così e così, poi arrivano in Mx2 e si perdono… vuoto totale. Come te lo spieghi questo fenomeno?
E’ un po’ come nel calcio, i grossi team hanno bisogno di grossi mezzi economici e cercano di comprare i campioni già affermati che attirano sponsor e di conseguenza i giovani ragazzi non vengono ‘curati’. La fascia d’età davvero ostica per i ragazzi è il passaggio dal minicross al 125. Quello è il momento più formativo ed il più difficile da affrontare. Se fai bene quello, in Mx2 con il 250 4T ci vai tranquillamente ma il lavoro da fare all’estero, allenandoti con chi va più forte di te lo devi fare in 85cc. e 125cc. Noi quest’anno abbiamo fatto quattro/cinque gare nel Campionato Tedesco ADAC. E’ un Campionato del Mondo a tutti gli effetti: australiani, canadesi, spagnoli, portoghesi e via dicendo. Centoventi piloti iscritti dei quali 40 corrono, gli altri vanno a casa. Solo così cominci ad avere la visione reale di come funzionano le cose. I più tosti e talentuosi, ma anche fortunati ad avere alle spalle famiglie e Team importanti che li supportano, vanno avanti. Per i nostri il momento difficile è proprio arrivare a superare quello scoglio. Tutti i team importanti dovrebbero avere uno Junior Team così come fanno in Germania.
Mentre in Italia?
Gli Junior Team all’estero sono fatti per formare i ragazzi mentre in Italia sono fatti per mantenere i Senior Team. Finche saranno i piccoli a dover pagare e ad avere anche poco, per mantenere i team più grossi, non si otterrà nessun risultato.
Penso che prima o poi qualche provvedimento dovrà essere preso però…
Purtroppo ci troviamo di fronte una situazione dove i genitori sono spinti da una forte passione. Il Minicross è passione pura che può derivare da uno dei genitori che a suo tempo frequentava l’ambiente, magari era pilota, o perché il ragazzino dimostra il suo talento perciò il genitore lo segue. Nelle categorie superiori però subentra il Business. Devi essere ‘accreditato’, devi avere strutture altrimenti non riesci nemmeno ad entrare. Io nel ’92 ho fatto il Mondiale con tre piloti americani e non serviva niente. Bastava avere le moto ed i piloti, ti iscrivevi e correvi. Adesso è impensabile una cosa del genere e tutto ciò è una tristezza. I ragazzini bravi e talentuosi, che hanno voglia di crescere, che hanno gli ‘occhi del falco’, si scontrano subito fuori dal minicross con la triste realtà del Business, dove se non porti soldi non ti fanno correre, o corri ma con materiale non al TOP. Invece all’estero, facendo l’ADAC, ho visto come gli Junior Team lavorano: si preparano i piloti ‘in casa’ per poi passarli in Mx2 con una struttura ed una organizzazione davvero importante. Io manderei quelli della nostra Federazione a vedere il campionato ADAC, giusto per fargli vedere come è strutturato il tutto.
Perciò è un qualcosa che anche la Federazione dovrebbe prendere in considerazione…
Certo, quelli della Federazione dovrebbero venire in pista, a vedere gli allenamenti, a vedere quanti sacrifici fanno le famiglie e invece non lo fanno. E’ davvero una tristezza. Il loro impegno dovrebbe anche fronteggiare la continua chiusura di impianti di Motocross. Ma è possibile che non c’è possibilità di tutelare gli impianti sportivi dedicati al Motocross? Noi in Veneto avevamo la pista di Vittorio Veneto, ci hanno fatto il Mondiale ed ora è chiusa, così come tantissimi altri impianti. Poi anche i costi di iscrizione alle gare sono arrivati alle stelle e non si ha nulla in ritorno. In Italia è solo un continuo ‘spender soldi’. In Germania, nel Campionato ADAC, già dal minicross prendi 50 euro subito se ti qualifichi e poi 10 euro ogni punto. Questo per farti capire la differenza.
Ok Claudio, grazie per disponibilità ed ‘in bocca al lupo’ con questo tuo progetto.
Grazi a voi per questa intervista e speriamo di continuarci a vedere sui campi gara, a stretto contatto con questa gioventù e vederla crescere con i valori che lo sport insegna, che è sempre una cosa meravigliosa. Ciao e alla prossima.
Intervista e Photo by Gianfranco Passera