Ancora una volta con Matteo Portinaro facciamo un salto nella storia del Motocross, quando giovani talenti si sono poi rivelati autentici campioni.
Vincenti sin da giovanissimi, il loro stile di guida e la loro determinazione hanno fatto storia e segnato un’epoca, neanche poi così lontana da noi. Georges Jobè, Ron Lechien, Sebastien Tortelli e James ‘Bubba’ Stewart, giusto per citarne alcuni. Buona lettura.
Il GP del Trentino di Domenica scorsa ha visto il trionfo del team KTM, tanto con Jeffrey Herlings nella classe regina, quanto con il giovane talento spagnolo Jorge Prado nella MX2. Proprio quest’ultimo, appena 17 enne, rappresenta l’astro nascente del cross europeo. Il pilota iberico ha davanti a sé un futuro che si prospetta entusiasmante e ricco di successi. Sarà comunque il tempo a dimostrare se queste aspettative saranno rispettate o meno. Nonostante non abbia ancora raggiunto la maggiore età, questo per lui è già il terzo mondiale a cui prende parte. Ciò gli sta permettendo di mettere nel personale bagaglio di esperienze una serie di episodi che potranno farlo arrivare in breve tempo nell’elite dei migliori top rider in circolazione.
La storia del motocross è contrassegnata da un buon numero di piloti che fin dalla più giovane età hanno subito messo in mostra un talento smisurato, ponendosi immediatamente all’attenzione e cogliendo risultati inaspettati. Non sempre le loro carriere hanno poi tenuto fede a quelle che erano le aspettative, ma questo non ha offuscato la memoria delle imprese ottenute.
Facendo un viaggio a ritroso nel tempo, ricordiamo innanzitutto Georges Jobè: il belga ha detenuto per varie stagioni il record di pilota più giovane a fregiarsi di un titolo mondiale. Classe 1961, il fiammingo nel mondiale 1980 classe 250, in sella alla Suzuki, riuscì ad ottenere il successo con un ampio margine di vantaggio sull’olandese Kees Van Der Ven, denotando fin dagli esordi una classe sopraffina ed una grande continuità di risultati, doti che lo porteranno successivamente ad ottenere altri 4 campionati del mondo e ben 30 GP complessivi tra la classe 250 e la 500. Venuto a mancare prematuramente nel Dicembre 2012, Georges rimane tutt’ora uno dei piloti più vincenti della storia del panorama belga e mondiale. Nonostante la sua vita sportiva abbia attraversato ben tre decenni (esordì a fine anni ’70 nel mondiale 250 per poi ritirarsi definitivamente nel 1994) Jobè vanta anche il primato di essere uno dei più longevi piloti che abbiano mai preso parte al campionato del mondo.
Passiamo poi oltreoceano per rimembrare le gesta di uno yankee tanto veloce quanto eccentrico, Ron Lechien. Nel 1983, a soli 16 anni, il team Yamaha decise di dargli fiducia, gettandolo nella mischia del campionato Supercross 250. La lista dei campioni partenti al via campionato indoor era da brividi: Bob Hannan, Mark Barnett, Broc Glover, Ricky Johnson e David Bailey (vincitore di quell’edizione) rappresentano il meglio del motocross a stelle e strisce. Sembrò quindi un azzardo troppo elevato, ma dopo poche prove si rivelò uno dei più vincenti di sempre. Nella tappa di Orlando, Lechien notò fin dalle prove di avere un asso nella manica, che tenne celato fino al Main Event. In gara sfoderò questo vantaggio, che consisteva nel saper chiudere un doppio salto che nessun altro pilota riusciva a completare, segnando così il primo successo di una carriera che vivrà in seguito tra alti e bassi.
I noti problemi extra sportivi condizionarono il talento californiano: nel 1985 venne fermato per possesso di sostanze stupefacenti e più volte cadde nell’uso eccessivo di alcolici. Nel 1988, al Motocross delle Nazioni svoltosi in Francia, sul magnifico tracciato di Villars, Ron mise in mostra tutta la sua classe, dominando la giornata con due roboanti vittorie in sella alla Kawasaki 500, che lo elessero come assoluto protagonista di quell’edizione. Da quel momento iniziò però per lui il declino: “The Dogger” ancora oggi rimane un simbolo indiscusso del cross anni ’80, ma è senza dubbio uno dei rimpianti più grandi di sempre di questo sport.
Torniamo in Europa, più precisamente in Francia, per celebrare il talento di Sebastien Tortelli. A soli 16 anni esordì nel mondiale della ottavo di litro in sella ad una Kawasaki, concludendo terzo assoluto e vincendo addirittura 5 manche ed un Gp. L’anno che seguì lo vide dominare in lungo ed in largo la scena, trionfando nel cilindrata più piccola del mondiale senza trovare avversario in grado di impensierirlo. Conquistato il titolo della 125, si trasferì nella 250, dove iniziò un duello serrato con Stefan Everts. Nel 1997 fu costretto a dare forfait a causa di un infortunio che non gli consentì di andare oltre al quarto posto finale, ma nel mondiale successivo riuscì nell’impresa di sottrarre lo scettro iridato al rivale belga, dopo una battaglia protratta per tutta la stagione.
Arrivò nel 1999 il passaggio negli States, dove passò al team American Honda: il National lo vide assoluto protagonista fino alla prova di Unadilla, dove rimase vittima di un infortunio al polso, che gli sbarrò la strada verso la conquista del challenge outdoor che avrebbe meritato ampiamente, specie per l’incredibile velocità messa in mostra su ogni tipo di tracciato. Da quel momento in poi l’avventura americana perse quota e per il transalpino ci fu solo la soddisfazione di qualche successo, senza però titoli all’attivo. Tornò in Europa per disputare il mondiale classe Mx1 nel 2006, con l’intento di arginare il dominio di Everts, ma un nuovo infortunio mise fine alla carriera del francese che, seppur ancora non troppo in là con gli anni, decise di appendere il casco al chiodo.
Concludiamo questa breve rassegna spostandoci ancora negli Usa, per citare colui che fu definito da Ricky Carmichael come “l’uomo più veloce sulla faccia della terra in sella ad una moto da cross”. James Stewart Jr rientra tra i talenti più eccelsi che la storia ricordi. Capace di sfiorare il titolo Supercross Costa Ovest all’esordio (2002), nonostante avesse solo 16 anni, Bubba dimostrò fin dalle prime battute un ritmo insostenibile per chiunque altro. In sella alla Kawasaki 125 diede prova di essere addirittura in grado di correre sugli stessi tempi delle 250. Il passaggio nella classe superiore nel 2005 fu rallentato da un infortunio ad inizio campionato, ma nel 2006 il duello con Carmichael e Reed incendiò il campionato indoor. A causa di qualche sbavatura di troppo concluse però secondo (a pari punti con Reed), distaccato di sole due lunghezze da Ricky. Tra il 2006 ed il 2009 arrivarono comunque due titoli Supercross, due Motocross delle Nazioni ed un National 450. Anche in questo caso però la carriera di uno dei piloti più forti del palcoscenico internazionale iniziò ad andare sempre più verso il declino. Tra infortuni ed episodi sfortunati, James Stewart Jr non riuscì più a cogliere quei successi che tutto il mondo del motocross si aspettava da lui. La troppe cadute e l’eccessiva foga lo estromisero sempre più dalla posizioni di vertice ed ogniqualvolta sembrò in grado di ritornare sugli incredibili standard di inizio carriera, puntualmente qualcosa andò storto. Se Lechien rappresenta il grande rimpianto per gli appassionati yankee degli anni ’80, Bubba rimane senza ombra di dubbio quello del nuovo millennio.
Quattro grandi nomi che hanno segnato il loro nome nella “Hall of fame” di questo sport. Chissà cosa sarà in grado di realizzare invece Jorge Prado Garcia. La stagione 2018 potrà certamente indicare agli addetti ai lavori ed ai tifosi quale potrà essere l’avvenire della giovane promessa iberica che, almeno per il momento, sembra avviato ad un ottimo avvenire.
Articolo by Matteo Portinaro
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