Ci sono serate che possono cambiare il corso di una carriera, anche di una vita intera, proprio quando il tempo in cui giocarsi le carte migliori sembra già oltrepassato.
Invece il destino ti mette davanti una possibilità concreta, da acciuffare al volo, senza esitazione. D’improvviso svaniscono nel nulla gli acciacchi e la testa inizia a prendere in considerazione l’idea che può essere davvero la volta buona. Justin Brayton dopo 131 gare nel Supercross ha ottenuto la sua prima vittoria, balzando agli onori della cronaca di tutte le più note testate che si occupano del mondo a due ruote. Non ha solo vinto, ha spodestato dal trono di più anziano vincitore di un Main Event un certo Mike LaRocco, che seppur non abbia mai vinto un titolo indoor rimane comunque tra i migliori interpreti di sempre di questa disciplina. Non ancora sazio, ha deciso di farlo in uno dei templi del Supercross, ovvero Daytona, dove nell’albo d’oro dei vincitori ci sono campioni leggendari e plurititolati.
Justin ha così festeggiato nel migliore dei modi l’imminente compleanno, che Mercoledì 14 lo vedrà spegnere 34 candeline. Ci siamo chiesti come abbia fatto l’esperto alfiere della Honda a cogliere un risultato simile nonostante non sia più un ragazzino di primo pelo. Non può essere di certo solo frutto del caso o di un colpo di fortuna. Sì, c’è da dire che Tomac ha dovuto rimontare da fondo gruppo, che il leader della classifica generale Jason Anderson è incappato in una giornata piuttosto opaca e che Musquin ha sbagliato sul più bello, quando aveva preso in mano le redini della gara, ma tutto questo non sminuisce affatto il valore di un successo ottenuto con lavoro, costanza e passione.
Ad inizio stagione è indubbio che il nome più gettonato per un eventuale colpo a sorpresa era quello dell’australiano Chad Reed, al via della sua ennesima stagione in sella ad una Husqvarna privata. I più nostalgici sognavano un ultimo ruggito da parte del due volte campione Supercross, invece a lasciare tutti a bocca aperta è stato proprio Brayton, autore di una prova accorta ed intelligente che gli è valsa la tanto attesa prima vittoria.
Questa affermazione non ha valore solo ai fini sportivi, ma anche sotto il profilo umano. Justin ha lasciato in questo successo un suggerimento, un aiuto buono per chi ancora insegue un sogno e nonostante mille tentativi continua a non realizzarlo. Ha dimostrato una volta di più che serve far fatica, serve continuare ad allenarsi, a sudare, ad avere la testa dura, a protrarre questa passione fino al limite ed anche oltre. Là dove non arriva più il fisico ci sono arrivati testa e cuore. Chissà a che velocità avrà battuto il suo appena superata la linea del traguardo. Difficile capire le emozioni di un pilota che assapora un successo del genere in barba alle ormai molte primavere che si porta appresso. Quel che è certo è che Justin non ha solo scritto una bellissima pagina che passerà di diritto negli annali, ma ha lanciato un messaggio forte e ben visibile: mai abbandonare i propri sogni, nello sport come nella vita, e siamo certi che molte persone gliene saranno grate a lungo.
Articolo by Matteo Portinaro
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