Dopo aver analizzato i principali contendenti al titolo ed i possibili outsider della stagione 2019, “Obiettivo Supercross” si focalizza oggi sulle edizioni passate, ripercorrendo i campionati del nuovo millennio, dal 2000 al 2010.
Jeremy Mcgrath, autentica leggenda della specialità, aprì le danze nel 2000 centrando il settimo sigillo in carriera nella 250. Al termine di una stagione costellata da ben 10 vittorie su 16 Main Event, l’americano riuscì a precedere un coriaceo David Vuillemin. Il transalpino risultò la grande rivelazione di quell’annata, piazzandosi con continuità nelle posizioni di vertice, rendendo così più difficile il cammino a McGrath. Quest’ultimo dovette abdicare l’anno seguente, per merito di un incontenibile Ricky Carmichael. Ad inizio stagione i due rivali si diedero battaglia per il gradino più alto del podio, ma dopo poco tempo fu l’alfiere del Team Kawasaki ad avere il sopravvento, tanto da cogliere ben 13 successi consecutivi.
Il dominio di Carmichael continuò nel 2002: il passaggio alla Honda galvanizzò il campione in carica. Nonostante una caduta nella prima uscita stagionale, Ricky fu autore di una rimonta spettacolare che gli permise di bissare il successo nel campionato indoor. A far sudare le proverbiali sette camicie allo yankee ci pensò David Vuillem. Il francese fu autore di una avvio scoppiettante, con due trionfi nelle prime tre prove, e fu l’unico in grado di dare filo da torcere al numero uno. Il 2003 segnò la terza vittoria consecutiva nel Supercross 250 da parte di Carmichael: anche in questo caso, però, non mancò un rivale ostico capace di insidiarlo, specie nel corso dell’ultima parte di stagione. Chad Reed, alla prima annata nella classe maggiore, fu in grado di cogliere ben 6 successi consecutivi nelle ultime 6 prove, terminando ad una manciata di punti da Ricky nella classifica finale.
L’annata che seguì vide il campione uscente costretto a dare forfait a causa di un infortunio patito prima del via della stagione. L’australiano Reed mise così le mani sul titolo, nonostante gli attacchi di un determinato Kevin Windham, autore di una seconda parte di campionato in crescendo.
Nel 2005 Carmichael, passato alla Suzuki, fu in grado di riappropriarsi del titolo indoor, nonostante le insidie portate dal campione in carica e dal nuovo talento James Stewart. Il campionato successivo passò alla storia come uno dei più epici di sempre: il duello Carmichael/Stewart/Reed animò costantemente ogni gara. Tra colpi di scena, errori e rimonte, alla fine ad avere la meglio fu nuovamente Carmichael, che si mise alle spalle i due rivali per appena 2 punti.
Nel 2007, con l’uscita di scena di Carmichael, fu James Stewart a succedergli nell’albo d’oro di questa competizione. Un’annata dominata in lungo ed in largo, nel quale il talento di colore fu in grado di esprimere il meglio del suo repertorio, non trovando mai avversari in grado di mettergli i bastoni tra le ruote. Il campionato indoor seguente vide tornare in auge Chad Reed, che approfittò di un infortunio patito da Bubba Stewart per involarsi verso il secondo titolo Supercross.
Il 2009 fu focalizzato sul duello tra Reed e Stewart: quest’ultimo, nonostante un avvio a rilento e qualche battuta a vuoto di troppo, incamerò ben 11 affermazioni su 17 prove. Una battaglia che si protrasse fino all’ultimo, dove alla fine la spuntò James, senza dubbio il più veloce in assoluto per gran parte della stagione. Nel 2010 a raccogliere il testimone dell’infortunato campione in carica, costretto a dire presto addio ai sogni di gloria per via di un nuovo infortunio, ci pensò Ryan Dungey. Il campione in carica della classe 250 Costa Ovest terminò tutte le prove in zona punti, realizzando uno score che lo portò sul tetto del Supercross, a soli 21 anni.
Questa è stata la prima tranche di storia del Supercross del nuovo millennio. Non perdetevi l’ultima parte, dove ripercorreremo le annate dal 2011 al 2018.
Articolo by Matteo Portinaro
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