“Obiettivo Supercross” non si ferma e continua il tuffo nel passato iniziato nell’articolo precedente. Oggi abbiamo ricordato le fasi salienti del campionato indoor dal 2011 al 2018.
Dopo il successo di Ryan Dungey nel 2010, la stagione che seguì annotò ben quattro piloti in lizza per il titolo: oltre al campione in carica, si trovarono in lotta per la corona iridata anche Stewart, Reed e Villopoto. Una battaglia infuocata che tenne con il fiato sospeso fino all’ultimo istante gli appassionati. A prevalere, seppur di un’inezia, fu Ryan Villopoto, dimostratosi il più continuo e lucido del lotto nei momenti chiave.
Il 2012 partì con ben quattro vincitori diversi in altrettante prove. Un dato che fece presagire ad un possibile remake della stagione appena trascorsa. Ci pensò però il campione in carica a mettere tutti d’accordo, inanellando uno score che fiaccò la resistenza degli avversari, dandogli la possibilità di riconfermarsi campione. La stagione successiva vide il terzo sigillo da parte di Villopoto: 10 Main Event all’attivo su 16 disponibili ed un solo ritiro, nella prova d’apertura ad Anaheim, furono una sentenza senza appello. Millsaps e Dungey cercarono in più circostanze di arginare il dominio del connazionale, ma dovettero accontentarsi rispettivamente del secondo e del terzo posto assoluto.
Nel 2014 l’approdo di Ken Roczen creò grande attesa per un’eventuale bagarre di prim’ordine. Neanche il tedesco riuscì però a strappare la tabella numero uno dalle mani dell’alfiere del Team Kawasaki, che chiuse la sua esperienza nel Supercross con il quarto successo consecutivo nella classe maggiore. L’annata seguente vide il ritorno sul gradino più alto del podio di Ryan Dungey, assolutamente incontenibile per chiunque avversario, tanto da concludere con quasi 100 punti di vantaggio in classifica generale su Eli Tomac.
Il 2016 segnò un nuovo trionfo per il campione uscente, capace di realizzare un trend prestazionale inarrivabile. Nonostante le insidie portate da Roczen, palesatosi come un osso sempre più duro, il pilota del Team KTM non gli diede mai possibilità di avvicinarsi, mantenendo sempre le posizioni di vertice in ogni appuntamento. L’annata susseguente parve pronta a mettere in scena la rivincita tra il colosso yankee ed il giovane talento tedesco. L’avvio scoppiettante di quest’ultimo sembrò indirizzare la stagione verso un successo europeo, ma la terribile caduta ad Anaheim 2 sbriciolò i sogni del pilota Honda. Ne uscì fuori un scontro epico tra il campione in carica e Tomac, dimostratosi il più veloce in assoluto, dopo un avvio a rilento. L’errore di Eli nel corso della penultima prova permise a Dungey di gestire la situazione a Las Vegas, nonostante un finale concitato nel quale il portacolori del Team Kawasaki cercò in tutti i modi possibili di volgere la situazione in suo favore.
Fu l’ultima affermazione per Ryan, che dopo poco tempo annunciò il clamoroso ritiro dalle competizioni. Il 2018 parve imboccare la strada di uno scontro tra Roczen e Tomac, ma tra infortuni e performance sottotono, a spuntarla fu Jason Anderson. Solo la battuta d’arresto nel corso del penultimo round fece vacillare il suo vantaggio in classifica. Nonostante la giornata da dimenticare, l’americano si mostrò forte non solo in pista ma anche psicologicamente, acciuffando il titolo nella tappa conclusiva di Las Vegas, precedendo un mai domo Marvin Musquin nella classifica assoluta.
In questi ultimi due articoli abbiamo rivissuto annate incerte e combattute, tra sorprese e delusioni, con vittorie incredibili e sconfitte cocenti. Vedremo cosa sarà in grado di offrire il 2019, che già dalla vigilia promette di essere all’altezza dei campionati passati.
Articolo by Matteo Portinaro
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