Il Motocross delle Nazioni 2018 di RedBud, ha confermato per il quinto anno consecutivo la Francia come formazione più forte al mondo. Un risultato inaspettato, data la burrascosa vigilia.
L’Italia è giunta seconda, ad un soffio dall’impresa. Terza l’Olanda, che avrebbe certamente meritato di più, mentre solo sesti i padroni di casa, mai in lotta per le posizioni di vertice. Andiamo a riassumere l’andamento delle principali squadre che hanno dato vita a questa bellissima edizione della gara più attesa dell’anno.
Francia, voto 9. Si dice che chi vince ha sempre ragione e quindi, a conti fatti, parlano i numeri: quinto successo di fila al Nazioni. Arrivata negli States per difendere il titolo, in pochi avrebbero scommesso sui transalpini. La bufera sulla mancata convocazione di Marvin Musquin e le varie problematiche interne parevano aver tagliato fuori dalla lotta i francesi ancor prima della gara. Ci ha pensato Gautier Paulin a togliere le castagne dal fuoco, trascinando i suoi sul fondo allentato di RedBud con una prestazione di carattere. Secondo e terzo nelle due frazioni, l’alfiere del Team Husqvarna ha offerto performance di alto livello, dando l’impressione di essere totalmente un altro pilota rispetto a quello che abbiamo visto nel corso del Mondiale MXGP.
Dylan Ferrandis ha svolto il compito di gregario senza sbavature, portando a casa due prestazioni nella Top 10, offrendo quella concretezza che tutte le squadre cercano in questa competizione. L’anello debole della squadra, almeno alla vigilia, avrebbe dovuto essere Jordi Tixier. Nonostante il ritiro nella frazione centrale, ha concluso 15° quella conclusiva, permettendo alla Francia di consolidare il risultato. Una fortuna insperata per il CT Pascal Finot, che probabilmente prima fino a poche ore prima dell’evento avrebbe firmato per terminare sul podio, mentre ora si ritrova nuovamente con la coppa in mano. Buona sorte o meno, i francesi hanno comunque dimostrato di esserci anche in quest’occasione. Si dice che la fortuna aiuta gli audaci..
Italia, voto 9-. Il “meno” dato nel voto è più un simbolo della poca buona sorte che anche in quest’occasione ci ha seguito. Sarebbe bastato un’inezia per riportare a casa il trofeo più ambito, a 16 anni dall’ultima volta. Una vittoria sfumata che non cancella minimamente l’ottimo lavoro svolto dalla Maglia Azzurra. Già dalla giornata del sabato i nostri hanno messo in mostra le loro potenzialità, con Cairoli vincitore della MXGP ed un secondo posto assoluto che non poneva limiti ai sogni. Il pilota di Patti è stato coadiuvato splendidamente da Alessandro Lupino e Michele Cervellin, che hanno offerto un contributo di prim’ordine, guidando con grinta e determinazione, spinti idealmente dai tanti tifosi che davanti ai teleschermi si sono esaltati nell’ammirare il Team diretto da Thomas Traversini.
La furibonda rimonta di Cairoli in Gara 1, le belle performance di Cervellin e l’holeshot di Lupino in Gara 3 sono solo alcuni dei momenti che rispecchiano quanta voglia di fare bene risiedeva nell’anima dei nostri. Sempre in lotta per le prime posizioni nell’arco di tutto il weekend, la formazione italiana ha visto sfumare il trionfo per soli due punti. Chissà, forse senza la scivolata di Cairoli nella prima manche la storia sarebbe stata diversa, ma ormai è già acqua passata. L’onore del tricolore è stato difeso fino alla fine, con una prestazione sontuosa, che verrà ricordata nel tempo, per intensità, cuore e coraggio.
Olanda, voto 9+. Giudizio analogo a quello del Team francese, perché è indubbio che i vincitori morali del Motocross delle Nazioni 2018 siano gli olandesi. Già nelle manche di qualifica hanno palesato una superiorità che li ha indirizzati subito in prima posizione. Solo la malasorte continua a privarli di un successo che per l’ennesima occasione gli è svanito incredibilmente dalle mani. Sembrano perseguitati dalla nuvola di Fantozzi. Se Calvin Vlaanderen non si fosse ritirato nel corso della manche d’esordio, l’esito sarebbe stato indiscutibilmente diverso. E’ però vero che la storia non si fa con i se e con i ma. Resta comunque una dose extra di sfortuna che condanna la squadra europea al terzo posto finale, nonostante l’handicap del pilota in meno. Vlaanderen, infatti, non ha potuto schierarsi al via della seconda frazione, a causa del veto opposto dal medico, dopo la brutta botta all’occhio rimediata nel corso della prima manche. L’Olanda può comunque essere certa di avere tra le fila il miglior pilota sulla faccia della terra in questo momento, ovvero Jeffrey Herlings. Il pensiero è già rivolto alla prossime edizione, quando sul tracciato di casa di Assen il team olandese cercherà di acciuffare l’agognato primo successo.
Australia, voto 8. Al termine della seconda manche, la classifica vedeva il Team diretto da Michael Byrne condurre la classifica assoluta, tra lo stupore collettivo. Che fosse una squadra solida lo si sapeva, ma nessuno avrebbe immaginato di vederla così in alto. Quarta assoluta, trascinata da un magnifico Hunter Lawrence nella MX2, ha avuto in Kirk Gibbs il suo tallone d’achille, ma questo non sminuisce l’ottima prestazione fornita dagli australiani, giunti a sole 7 lunghezze dal podio.
Inghilterra, voto 7. Ripetere il podio conquistato in casa l’anno passato non sarebbe stato impossibile per la squadra britannica. Anche lei, però, ha dovuto fare i conti con la sfortuna, che si è materializzata con il ritiro di Tommy Searle nella manche d’apertura, quando si trovava nelle posizione di vertice. Senza quell’inconveniente il podio sarebbe stato concretamente alla portata. Nonostante questo, il quinto posto finale (a pari punti con l’Australia) dimostra la solidità del Team inglese che, tolto il forzato stop dell’alfiere della Kawasaki, ha visto i suoi piloti (Watson e Anstie) concludere sempre nella Top 15.
USA, voto 4. Mai nel vivo della lotta, gli yankee hanno concluso mestamente questa edizione con un sesto posto finale che lascerà strascichi e polemiche, specie per come è maturato. Il Team diretto da Roger De Coster ha addirittura rischiato di dover disputare la Finale B, date le scarse prestazioni di Tomac e Plessinger nelle rispettive manche di qualifica. Solo Barcia ha difeso degnamente la bandiera a stelle e strisce, con un secondo posto nella Open. Chi si attendeva un riscatto nelle gare della domenica è stato deluso. Nemmeno il supporto del pubblico di casa è riuscito a rianimare i tre piloti americani, parsi remissivi e sottotono. Tomac ha provato a dare la scossa, ma un quarto ed un settimo posto sono decisamente insufficienti per un campione come lui. E’ così venuto meno anche l’atteso scontro diretto con Jeffrey Herlings, che ha palesato una superiorità non solo nella guida, ma anche nel carattere. Plessinger è stato l’anello debole, con due gare corse distante dalle zone che contano. Decisamente troppo poco per una squadra con una storia prestigiosa come gli Stati Uniti, lontani dal gradino più alto del podio da ben sette edizioni. Un record negativo che denota un’involuzione preoccupante per la squadra che solo un decennio fa era la più temuta.
Porto Rico, voto 7,5. Un voto che condensa non solo l’aver ottenuto la storica qualificazione alle tre manche finali, ma anche l’intento ultimo con il quale è stato formato questo Team: aiutare la popolazione portoricana vittima dell’uragano che ha lasciato senza casa migliaia di persone. Rivedere in pista assi del calibro di Travis Pastrana e Kevin Windham è stata un’emozione per tutti gli appassionati. Il successo nella Finale B, ottenuto grazie al secondo posto di Sipes e al quarto di Windham, ha permesso al Team Porto Rico di staccare il pass per la finale A. Un piccolo successo a livello sportivo che premia il lavoro svolto in questi mesi, avvalorato dall’idea di fondo dal quale è nato questo progetto.
Giudizi e considerazioni a parte, anche in quest’occasione si è denotato come il Motocross delle Nazioni stia diventando sempre più una gara a parte, dove l’andamento avuto durante la stagione conta solo parzialmente. Il successo della Francia, il podio dell’Italia e la debacle statunitense sottolineano una volta di più l’imprevedibilità di questo prestigioso evento, che anche in quest’occasione non è stato esente da emozioni e colpi di scena.
Articolo by Matteo Portinaro
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