Con l’inizio della stagione 2019 del Supercross, diamo vita ad una nuova rubrica dal titolo ‘The Day After‘, a cura del nostro Matteo Portinaro.
Di prova in prova, faremo l’analisi dei protagonisti della serata e dell’andamento di quello che è il motocross indoor più spettacolare al mondo, il Monster Energy AMA Supercross.
L’avvio del Supercross 2019 è stato caratterizzato da una pioggia insistente che ha allentato il tracciato, mettendo a dura prova i piloti, costretti ad uno sforzo supplementare per resistere alle notevoli insidie presenti. Tra sorprese e prove sottotono, ecco l’analisi della tappa inaugurale del campionato indoor.
Partiamo con il trionfatore della serata, Justin Barcia: il portacolori del Team Factory Yamaha ha stracciato ogni pronostico. In pochi avrebbero scommesso su una vittoria dello yankee, ma “Bam Bam” ha mostrato il giusto mix di aggressività e sangue freddo. Il buon avvio di gara gli ha permesso di rimanere a contatto con il duo di testa composto da Wilson e Stewart. Dopo un grintoso sorpasso effettuato ai danni del campione in carica, Barcia ha gestito la situazione nella fase centrale della gara, per poi sfoderare la zampata decisiva nel finale. Dopo aver sfruttato l’errore di Stewart, da lì a poco ha scavalcato il leader della corsa, creando in breve un gap di tutta sicurezza che gli ha permesso di sigillare il successo. Un trionfo importante, specie per come è maturato, che rappresenta una bella iniezione di fiducia per questo inizio di stagione.
Seconda piazza per un brillante Ken Roczen: il tedesco è stato autore di una prestazione da rimarcare, specie per l’intelligenza tattica messa in mostra. Non si è mai buttato a rotta di collo nel cercare di sopravanzare un avversario, come spesso accaduto in passato, scegliendo il momento giusto per ogni attacco. Se alla viglia c’era ancora un velo di scetticismo in merito allo stato di forma dell’ex campione del mondo della classe MX2, la gara di Anaheim ha dato ragione a Roczen, che non è mai sembrato in affanno sotto l’aspetto della tenuta fisica. Nell’ultima parte del Main Event ha compreso che non era il caso di forzare oltre il necessario, portando a casa un secondo posto prezioso che gli permette di partire con il piede giusto.
Sul terzo gradino del podio è salito Eli Tomac: l’alfiere del Team Kawasaki non ha avuto uno scatto fulminante ed è così rimasto bloccato a centro gruppo. Nonostante le difficoltà imposte dal tracciato, è riuscito a disimpegnarsi bene, rimontando con tenacia fino al gradino più basso del podio. Nel corso dell’ultima tornata, il sorpasso effettuato ai danni di Dean Wilson gli ha permesso di strappare sul filo di lana la terza piazza. Nel corso della conferenza stampa della vigilia, Tomac aveva affermato di non voler più commettere errori come accaduto nelle ultime annate. In questa uscita d’esordio ha tenuto fede ai propositi della vigilia. La prestazione offerta ad Anaheim diventa quindi un primo importante tassello da apporre alla stagione 2019.
Appena fuori dalla Top 3 troviamo Dean Wilson: autore dell’holeshot, il pilota in sella ad una Husqvarna privata ha mantenuto saldamente la leadership per lunghi tratti del Main Event. Solo nel finale ha dovuto cedere il passo, denotando comunque un’impeccabile lucidità sotto l’aspetto mentale. Wilson non si è mai accollato rischi inutili, gestendo le forze e centrando un significativo quarto posto.
Quinta posizione per un indemoniato Cooper Webb: il neo rappresentante del Team KTM è scivolato alla prima curva, compromettendo di fatto le chance per la vittoria. La rimonta messa in atto nel corso del Main Event, con tanto di giro più veloce della serata, ha entusiasmato sia il pubblico che gli addetti ai lavori, lasciando però spazio a più di un rimpianto. Viene spontaneo chiedersi come sarebbero andate le cose senza quell’errore iniziale. Ad Anaheim ha espresso grande velocità e concretezza per tutto l’arco della prova. Le basi per essere uno dei grandi protagonisti di questo campionato ci sono quindi tutte.
Sesto posto assoluto per il campione in carica della classe 250 Costa Ovest, Aaron Plessinger: al debutto nella massima cilindrata, il portacolori del Team Yamaha ha corso con il coltello tra i denti, mostrando di non avere timori reverenziali nei confronti degli assi della 450. In bagarre fino all’ultimo per le posizioni a ridosso del podio, il giovane 22 enne ha messo in luce le proprie qualità. Con il passare delle prove, aumentando sempre più l’esperienza nella Top Class, potrà diventare un osso ancora più duro, da tenere in considerazione per la vittoria.
Settima piazza per Malcom Stewart: l’asso afro-americano della Honda è stato autore di un impeccabile scatto dai blocchi di partenza, tanto da portarsi subito alle spalle di Wilson. Dopo aver controllato costantemente il distacco dal leader nell’ordine di un paio di secondi, ha poi tentato l’affondo decisivo, nel corso dell’ultima parte di gara. Un’innocua scivolata gli ha fatto perdere qualche posizione e, soprattutto, il ritmo incalzante che gli aveva permesso di insidiare la leadership. Un errore che non ha vanificato quanto di buono messo in mostra. La voglia di riscatto potrà essere un’arma in più per vederlo di nuovo tra i primi già a partire dal round n°2.
Ottava posizione per Marvin Musquin: il vice campione in carica della specialità è stato autore di una gara vissuta sempre a metà gruppo, senza acuti o sussulti. La non perfetta forma fisica del francese, dovuta ai postumi dell’infortunio patito a novembre, nel corso del Supercross di Parigi, non gli ha permesso di presentarsi al top della forma per l’avvio del campionato.
Nono posto per il veterano Chad Reed: l’australiano ha giocato tutte le carte a sua disposizione. Nonostante la partenza infelice, il pilota della Suzuki si è prodotto in una tenace rimonta. La notevole esperienza accumulata in tanti anni di gare, gli ha permesso di galleggiare bene su un fondo irto di asperità. La Top 10 lo ripaga dello sforzo compiuto, lasciando vive le speranze di ammirarlo in qualche occasione nelle posizioni di vertice della classifica.
Chiudiamo con la nota dolente della serata, Jason Anderson. Il campione uscente, dopo un avvio promettete, ha corso una gara a gambero, perdendo costantemente posizioni. Un problema tecnico alla Husqvarna lo ha rallentato, impedendogli di poter opporre resistenza ai vari attacchi. La 14esima posizione finale non rispecchia certamente il valore del n°1 del Supercross, atteso già dalla prossima uscita ad un pronto riscatto.
Per emettere sentenze definitive è ancora presto. Nel corso degli anni il Supercross ha fatto vedere come tutto possa essere ribaltato nell’arco di poco tempo. Aspettiamo quindi la prossima gara, a Glendale, per valutare se ci saranno importanti scossoni ai vertici della classifica. Cala il sipario sul primo appuntamento della rubrica “The day after”, che vi accompagnerà fino a fine campionato, raccontandovi nel dettaglio l’andamento del Supercross con un’analisi approfondita di ogni gara.
Articolo by Matteo Portinaro – Foto by Ama Supercross (FB Page)